Ovvero, come un bambino di nove anni che conia la parola petaloso può averne capito più di te
Tutti linguisti, tutti professoroni, tutti profondi conoscitori della lingua italiana. E tutti si sentono in dovere di dire la propria. Per dirla con Caparezza, “il silenzio è d’oro e tu lo svendi ai peggiori offerenti”. O, se vogliamo essere un attimino più forbiti, possiamo citare Eco e dire “Questo è il bello dell’anarchia di internet. Chiunque ha diritto di manifestare la propria irrilevanza”.
Parliamoci chiaro: le lingue sono per loro natura volatili e mutevoli. Anche quelle più conservative subiscono cambiamenti nel corso del tempo, vuoi perché le esigenze linguistiche di quella comunità sono cambiate, vuoi perché la comunità stessa cambia e riconosce come più adatte o soddisfacenti determinate costruzioni e suoni. Se così non fosse, in Europa (eccezion fatta per l’Ungheria, la Finlandia, i Paesi baschi e la Turchia) si parlerebbe ancora l’indoeuropeo e i glottologi non dovrebbero sbattersi per cercare di ricostruire forme linguistiche e storia dell’evoluzione dei primi stadi di questa protolingua. Sarebbe un mondo decisamente più noioso, lasciatemelo dire. E forse il sottoscritto sarebbe disoccupato, ma questa è un’altra storia.
Tornando a noi, trovo veramente insopportabili tutti questi Difensori della Purezza della Lingua degli Angeli™ che si ergono a paladini di una lingua incorrotta. Solitamente non hanno idea di cosa sia la linguistica, il descrittivismo o le regole di formazione delle parole o, se le hanno, decidono di ignorarli a piè pari per propugnare la loro idea bislacca e fuori dal mondo di cosa sia giusto o sbagliato. Generalmente ciò è dovuto ad alcuni miti che sarebbe il caso di sfatare.
AVVERTENZA PER IL LETTORE: Se anche tu sei uno di quei microcefali che hanno perculato la parola petaloso, ti consiglio di reggerti forte alla sedia. Se sopravvivrai al sovraccarico cognitivo e arriverai in fondo all’articolo potrai aver imparato qualcosa e la capacità della tua scatola cranica sarà passata da quella dell’australopiteco a quella dell’Homo Erectus. Il sottoscritto declina ogni responsabilità da possibili crisi isteriche del lettore.